Agriturismo Mastrosasso

http://mastrosasso.it

Finalmente, approfittando di una bella e calda serata di primavera ho trovato l’occasione per andare a cenare alla corte della Chef Irina Steccanella.

Tanti me ne avevano parlato bene, in più gli stage da Bottura prima e da Romito poi promettevano sicuramente tecnica e qualità.

Inoltre, ed oserei dire finalmente, sono andato con la mia compagna e pargolo a cui, per lasciare i suoi amati treni, è stato promesso un succulento piatto di tortellini.

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Undicesimo Vineria

Serata uggiosa in quel di Treviso ma sono comunque di buon umore.
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto per impegni saltati, finalmente sto andando a passare la serata in questa new entry della guida Michelin 2018.

Cosa so del locale ? Nulla, niente di niente.

E’ stato un periodo un po’ pesante e non ho avuto tanto tempo di prepararmi ma voglio fidarmi, come sempre, della mia inseparabile Guida Rossa.

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Michelin: un fascino irresistibile… o quasi.

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E lucevan le stelle…

Inizia così la celeberrima romanza della Tosca ed anche in campo gastronomico le stelle brillano e danno risalto a chi le possiede.

Dì la verità, hai mangiato pesante l’ultimo dell’anno e il concerto di capodanno ti ha dato alla testa, vero ?

No, non sono impazzito, è una riflessione che nasce a seguito delle rinunce di alcuni Chef di fama mondiale alle ambitissime stelle Michelin ricevute.

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I Carusi

Siamo in Sicilia, più precisamente sulla costa nord per intenderci quella che da Messina porta a Palermo.

Sì, lo so, ho capito, non siete geograficamente ignoranti. Ho capito, ok, non lo faccio più, ma mi serviva per la narrazione…

Vabbè ricominciamo…

 

A Capo d’Orlando, sul lungo mare a poche centinaia di metri dal faro si trova un ristorante che mi ha fatto rivedere la mia concezione di pesce fresco.

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Cosa sapete della mitica Guida rossa Michelin

Dite la verità, a parte i maniaci del genere come me, chi non ha sentito parlare almeno una volta della Guida Michelin ?

Chi non l’ha vista almeno una volta tra gli scaffali di una libreria ?

Ora vi confesserò uno scabroso segreto: anche io per tanti anni, vedendola sugli scaffali delle librerie ho sempre pensato: ma che mminchia me ne faccio ?

Alla fine mi ci sono avvicinato per la curiosità che nutrivo nei ristoranti segnalati e così mi ci sono approcciato.

Ammetto, non senza qualche difficoltà.

Ma voi cosa sapete della guida ?

Per approfondire la mia conoscenza e per aiutarvi a conoscerla meglio ho deciso di approfondire l’argomento spulciando le edizioni che ho in casa ed osservando i simpatici video presenti al sito: https://guida.michelin.it/magazine/sulla-guida-michelin

Ebbene…

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La Madonnina del Pescatore Sottotitolo Moreno Cedroni e le sue emulsioni

http://www.morenocedroni.it/la-madonnina-del-pescatore/il-locale/

 

Questa è la storia di come si possa passare dall’idea di fermarsi a cenare a Pescara, in un posto alquanto rude (ma buono e verace) per sfondarsi di arrosticini e poi finire a cena a Senigallia per testare la cucina di Moreno Cedroni.

Il primo posticino si chiama “La pecora M’briaca”, pochi euro ed arrosticini a nastro, come se non ci fosse un domani. No, non è stellato e non credo che possa mai diventarlo, ma fa maledettamente bene il suo dovere di locale rustico ma gustoso.

Perché dunque non fermarsi ?

Bè… perché non erano neanche le 19 ed alla fine ha vinto l’idea di mangiare pesce in riva al mare in uno dei templi della gastronomia italiana. Mice mi ricapita tutti i giorni di passare vicino a Senigallia intorno alle 21.

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Seven: i peccati del cliente al ristorante

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Chi frequenta un ristorante spesso e volentieri si arroga il diritto di giudicare senza peli sulla lingua il locale ed il cibo gustato.

Ancora più severi si diventa in locali dove il valore della cena (o pranzo) è sicuramente più elevato della media.

Spesso, oltre a non rendersi conto di essere totalmente inadeguati nel dare giudizi centrati anche il cliente stesso si comporta da vero e proprio maleducato, la maggior parte delle volte senza nemmeno rendersene conto.

Questi sono i comportamenti peggiori che vorrei evidenziare in questo piccolo spazio di lucida autocritica:

 

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Le Calandre di Max Alajmo

https://www.alajmo.it/it/sezione/le-calandre/le-calandre

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Quando si parla di geni in cucina, bè, non si può non parlare di Massimiliano Alajmo.

Per chi non lo conoscesse stiamo parlando del più giovane Chef della storia ad ottenere l’ambito riconoscimento delle 3 stelle Michelin avvenuto nel 2002 a soli 28 anni.

Insieme al fratello gestisce il ristorante di famiglia Le Calandre, a Rubano, tanto per farvi capire il livello, siamo al n°:39 della classifica dei “The world’s 50 best restaurants” http://www.theworlds50best.com/list/1-50-winners

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Osteria Francescana

Vi avevo promesso un gran colpo nell’ultimo post, ed eccolo qua. Il ristorante che nel 2016 è stato eletto come miglior ristorante nella classifica dei “50 Best Restaurant”, gli oscar della ristorazione mondiale.

Oro meritato per lo Chef Massimo Bottura dopo il secondo posto del 2015 e due terzi posti nei due anni precedenti.

Ed io ?

Bè erano già alcuni anni che volevo andare in questo tempio della gastronomia, anni in cui sono riuscito a far crescere i prezzi ed i tempi di attesa 🙂

Decido di prenotare a maggio per il mio compleanno settembrino, ma mi dicono che accettano prenotazioni solo per 4 mesi in 4 mesi e mi consigliano di chiamare il primo di luglio.

Verso le 12.30 del primo luglio chiamo e mi dicono che è già tutto pieno fino al 31 ottobre… piango… supplico… e dopo aver fatto scartabellare l’intera agenda al gentilissimo telefonista riesco ad ottenere un tavolo a pranzo per il 23 ottobre… ergo dovrò prendere un giorno di ferie.

Con estrema lentezza arriva la fatidica data e…? Vi ricordate quando dicevo che per gli appuntamenti più importanti mi capita sempre qualche contrattempo ?

Bene… febbre, FEBBRE e raffreddore, stracaxxo (perdonate il termine). Perciò mi imbottisco di tutto e di più e parto per Modena.

Va detto che alla mia fidanzata avevo parlato di una convention della Michelin a cui ero stato invitato per cui lei non sapeva nulla.

Ci presentiamo all’ingresso dell’Osteria Francescana e ci accolgono tre persone molto gentili a cui affidiamo i cappotti.

L’ingresso è dominato da un bellissimo quadro astratto e coloratissimo (non capisco nulla di arte, si vede ?).

Ci accompagnano al tavolo, il locale è piccolo e sviluppato in diverse stanze. Le pareti sono grigie con quadri appesi, luce soffuse, ricorda moltissimo una pinacoteca.

L’unica cosa ben illuminata è il tavolo, ciò che conterrà i protagonisti dell’esperienza, i piatti.

Scegliamo il menù tradizionale rivisitato.

Si parte con tre assaggi: una croccantezza di parmigiano, macaron con ragù di coniglio ed il famosissimo ricordo di un panino alla mortadella.

La mousse di mortadella è fantastica, a dire il vero ne faccio una ottima anche io ma con aggiunta di grassi esterni al salume, questa è la differenza col genio Massimo Bottura (bè ovviamente non solo questa, 🙂 anzi).

Si prosegue con un altro cavallo di battaglia: stecco di croccante di foie gras ripieno di aceto balsamico tradizionale invecchiato 50 anni. Favoloso.

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Si prosegue con un pesce che non mi entusiasma per nulla: l’anguilla.

E qui apro una parentesi, in questi ristoranti, anche se non vi piace un ingrediente, provate ad assaggiarlo comunque, sono convinto che vi sorprenderà.

L’anguilla che risale il fiume Po è effettivamente come ho appena scritto, una sorpresa. Un piatto tutto da gustare in tutta la sua complessità di sapori.

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A seguire un piccolo cospetto di insalata arricchito con 25 aromi diversi. Questo è il piatto che mi sono gustato meno poiché l’influenza non mi ha consentito di apprezzarlo in tutta la sua complessità, ma la mia fidanzata ha confermato la bontà del piatto.

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Ed ecco in arrivo un altro cavallo di battaglia dello chef: parmigiano in 5 consistenze: piatto geniale.

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A seguire la lasagna che voleva essere uno spaghetto: una lasagna scomposta molta buona.

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Come secondo arriva uno dei piatti più belli mai visti: un trancio di manzo cotto a bassa temperatura per 9 ore (se non ricordo male…) impiantato ricordando il famoso quadro osservato all’ingresso del ristorante.

Piatto bellissimo ed eccezionale, il manzo tenerissimo mantiene il colore di una cottura al sangue ma in realtà è ben cotto.

Guardate che meraviglia:

 

Infine i dolci:

ricordo di una torta di riso della nonna: torta scomposta dove il riso ricorda i centrini fatti dalle nonne nei pomeriggi di cucito.

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Dolce seguito da una delle creazioni più famose di Chef Bottura: Ops mi è caduta la crostata.

Geniale, anche il piatto stesso ricrea la rottura rovinosa subita dal dolce. Da patito della crema posso dire che la torta era fantastica.

Impreziosita dalle gelatine laterali con gusti diversissimi e particolarissimi.

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Si conclude con una carrellata di cioccolatini in omaggio alle ciliegie di Vignola.

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Tutto perfetto, davvero. Anche il servizio impeccabile.

Unica nota negativa la mancanza di Bottura in cucina, ma ero stato addirittura avvisato telefonicamente in mattinata.

Prezzo alto, ovviamente, ma per una volta nella vita si può fare e comunque assolutamente commisurato al servizio ricevuto nel suo complesso.

Per chi è amante come me di questo tipo di ristoranti lo consiglio senza ombra di dubbio.

Ciao alla prossima…

Cosa sapete del servizio ?

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In passato, prima che mi interessassi a questo mondo, tante volte mi è capitato di sentire conoscenti ed amici “lamentarsi” del servizio troppo formale.

“Sai, sono andato nel tal ristorante, non ci tornerei mai più. Pensa che avevamo un cameriere che ci girava intorno come uno squalo e non appena finivo l’acqua o il vino nel bicchiere si precipitava a servirmi.

Almeno ci siamo fatti qualche risata e lo abbiamo preso in giro per tutto il tempo…”

Ad essere sinceri anche io in passato avevo questo tipo di approccio in proposito, anche se realmente non avevo mai vissuto questo tipo di esperienza.

La prima volta che mi è capitato di andare in un ristorante di alto livello, effettivamente un po’ di imbarazzo si fatto sentire, e l’ho superato con un po’ di studio ed un po’ di consapevolezza.

 

Partiamo dalla consapevolezza più ovvia: sono lì per lavorare, per fare esattamente quello che vi fa imbarazzare. Servire il cliente è un’arte ed i professionisti presenti in questi ristoranti hanno studiato e/o fatto corsi di formazione professionali.

 

Il mio consiglio nell’approcciare questi ristoranti è quello di godervi ogni piccolo dettaglio a partire dall’ingresso dove spesso vi troverete a suonare il campanello.

 

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Vi verranno ad aprire uno o più camerieri, vi saluteranno in modo gentile e distaccato e vi chiederanno gentilmente di lasciare alle loro cure i vostri abiti.

Poi vi accompagneranno al tavolo. Gustatevi tutto, state pagando anche per questo (so che alla fine la butto sempre sul vil denaro però è la realtà…).

Osservate come faranno accomodare prima le signore accompagnando dolcemente la sedia. Vi faranno sedere vi offriranno, nel caso serva, un porta borsetta (nel mio caso, porta borsello… :-)).

 

A questo punto arriverà solitamente il maitre (o chi per lui) che vi chiederà se gradite o meno un aperitivo (ricordate il mio precedente post ? https://memoriediungourmet.wordpress.com/2016/11/10/il-signore-gradisce-un-aperitivo/ )

 

A questo punto vi porteranno il menù e la carta dei vini.

 

Loro sono a vostra disposizione per tutto, ricordatevi che c’è un’attenzione maniacale per cui potrete chiedere qualsiasi chiarimento sul menu. A me è capitato di chiedere anche come era stato cotto un polpo (mi hanno anche spiegato nei dettagli come renderlo bello morbido :-)… ma non me li ricordo più :-()

 

Ogni portata vi verrà raccontata minuziosamente da chi vi servirà il piatto, nel momento in cui si avvicinerà è buona educazione interrompere la conversazione e dedicare attenzione a ciò che viene raccontato.

 

Più aumentano le stelle, più aumenta il servizio. In alcuni ristoranti non vi accorgerete nemmeno della posizione del cameriere che comparirà magicamente ogni qual volta ci sarà da riempire il bicchiere.

Anche questa è un’arte.

 

Nei tristellati mi è capitato che mi cambiassero il tovagliolo ogni qual volta capitava lo appoggiassi sul tavolo e che mi accompagnassero in bagno in caso di bisognino… 🙂 (non escludo che capiti anche in alcuni due stelle).

 

Non mi stancherò mai di ripeterlo: GODETEVI TUTTO !!!

Anche il servizio è un’arte ed è un’esperienza assistere a questa “danza” che, per essere perfetta, oltre a rispettare le regole del galateo deve sposarsi appieno con il ritmo della cucina.

Un “tutt’uno” come viene definito il concerto perfetto nel film “Il Concerto”.